QUEL GALANTUOMO DI FRANCESCO SANFILIPPO (clicca per continuare) >>>>


BREVE NOTA BIOGRAFICA SUL MAESTRO CHE COMPARE NELLA FOTO DEL BLOG

La foto scelta come simbolo del nostro blog (che lasceremo –sia pur tardivamente- come pagina fissa) meritava degli approfondimenti biografici. Ci è venuto in soccorso un nipote acquisito, l’ottimo prof. Salvo Galiano, che ci ha tracciato un essenziale profilo umano. Ne risulta un insieme più che degno di essere pubblicato stabilmente, il che ci conferma che la scelta operata a suo tempo, era più che giusta oltre che storicamente significativa.
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            FRANCESCO SANFILIPPO, è nato nel 1876 a Casteltermini (AG). Il padre, Silvestre, benestante terriero. Terzogenito di sei figli: Enza, Rosa, Francesco, Jole, Maria, Gino. Tutti insegnanti elementari tranne l’ultimo, Gino, che era  dirigente all’ufficio delle imposte dirette di Palermo.
            Nella sua famiglia era uso parlare in latino, per  quei tempi un’abitudine diffusa; recitavano  tutte le orazioni della giornata compreso il SS. Rosario durante il Vespro.
Da ragazzo, Francesco, era interessato prevalentemente al mondo naturale, in particolar modo alle piante e agli animali, di cui era acuto e attento osservatore. Il padre, Silvestre, che nutriva una predilezione per lui, lo avviò agli studi magistrali dove si distinse nell’ambito della letteratura classica.
            Nel quotidiano era una  persona generosa, ferma ed autorevole, non autoritario, sapeva scrutare nell’animo delle persone senza fare pesare il suo sguardo indagatore. Attento, scrupoloso, bonario e sorridente, lettore di libri, anzi divoratore di letture, pago dei propri ozi letterari.

             I miei personali ricordi di lui, si limitano al periodo del mio fidanzamento con Rosalba Li Cavoli, ed in modo particolare ai primissimi Anni Sessanta. Ricordo che  durante un pomeriggio trascorso sulla terrazza della casa di mia suocera, presa in affitto dal segretario Cerami, in via Palermo (vedi foto n°160 del libro “A … Rivederci” di Ino Cardinale,  Palermo 2003. Il maestro galantuomo), sembrava  assente, immerso nella lettura di uno dei suoi libri; se poi ascoltava, sembrava studiasse i tipi umani. L’impressione che finiva col dare era quella di un uomo triste, stanco, di poche parole, invece, se stimolato a parlare, parlatore fecondo, teneva testa alla conversazione, che ritornava ai suoi temi consueti le cose, la natura, gli uomini, la legalità il rispetto del diverso. A distanza di tempo, come allora, riesco ancora a meravigliarmi per la sua macroscopica conoscenza e sensibilità per  le cose sociali ed umane.

            Era calmo, profondamente naturale, direi umile in tanta monumentale consapevolezza di sé. Egli si tuffava in quei libri e nei suoi pensieri, insomma nel suo mondo, come in un grande mare.
Teneva per sé ciò che pensava, concedendosi solo qualche volta il gusto di comunicarlo ai vicini, sotto la forma di un’ipotesi. Parlava sempre dei suoi compagni di viaggio i miei alunni ”.

            Dai ricordi della figlia Marianna, oggi novantaduenne (scomparsa di recente, il 16/04/2012), rievocati poco prima della sua morte:
            «Papà ebbe sei figli:  Lina, Silvestre, Carmelo, Marianna,cioè io, Nino, Emilia».
            Continuando: «Quando ero sposata e madre di figli, mio padre rimproverò mia sorella Emilia, la più piccola. Istintivamente presi le sue difese, ed egli mi rispose con le seguenti parole, che difficilmente scorderò in tutta la mia vita: ”Marianna, ricordati che stai parlando con Tuo Padre». 
            E ancora: «Durante la nostra permanenza a Palermo, prima di essere trasferiti a Terrasini, abitavamo in Corso Calatafimi, nei pressi della Cuba. Qui mio padre coltivava, nel giardino di casa, bachi da seta. Nel 1915/18  fu richiamato nella prima guerra mondiale. Nel 1929, cioè 83 anni addietro, fu trasferito nella scuola elementare di Terrasini e vi rimase. Abitavamo nella casa del segretario Cerami, in via Palermo e dopo molti anni ci siamo trasferiti, sempre a Terrasini, in via Ungheria al n° 63 nella casa “râ  Barraccuna”».

Il  1935 è l’anno della foto in questione. Si tiene a precisare che in essa compare, oltre all’Arcivescovo Don Gino Bommarito, un ragazzo che diverrà l’Avv. Gino Tocco, fratello del Generale.

            Successivamente, Francesco Sanfilippo, fu richiamato con il grado di capitano nella Seconda Guerra mondiale, fatto prigioniero in Africa e deportato in Germania.
            Rilasciato alla fine della guerra, ritorna a Terrasini, continuando a svolgere l’attività di insegnante elementare fino alla pensione. Morì il 30 settembre 1969.

Salvatore Galiano

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