di Giovanni Ruffino
Una
straordinaria rassegna alfabetica di “nciùrii” in uso a Terrasini. Si tratta di
una ricerca sul campo curata diversi anni fa (non definitiva, sempre
suscettibile di aggiornamenti) condotta da Giovanni Ruffino e pubblicata a
puntate negli Anni Ottanta sul periodico “Terrasini oggi”. L’ampia raccolta si
conclude con un interessante riesame del variopinto materiale raccolto nel
tentativo, in questo caso, di darne un ordinamento non alfabetico, ma per tipi
o classi concettuali.
* * *
Introduzione
Se provassimo semplicemente a scorrere nell’elenco
telefonico i cognomi terrasinesi, e se riflettessimo un momento sull’origine di
essi, ci accorgeremmo che molti dei nostri cognomi non sono che degli antichi
soprannomi o, come si dice in dialetto, nciùrii.
È il caso (per citarne alcuni tra i più diffusi) di Biondo, Bommarito, Caruso, Catarinicchia, Ciaramitaro,
Cracchiolo, Favazza, Gatto, Giannusa, La Fata, Lancia, Leone, Li Cavoli, Lo Cricchio, Lo
Grasso, Lo Piccolo, Matina, Mazzola, Militello, Pappalardo, Passalacqua, Pepe,
Perna, Pizzo, Russo, Serra, Trupiano, Valenti, Zappa ed altri ancora. Non è
questo un fenomeno nuovo. Già in epoca romana, ovverossia oltre 2000 anni fa,
si era soliti aggiungere agli antichi nomi gentilizi i cosiddetti agnomina o supernomi (per es., Caius
Julios Caesar ). Questa consuetudine si è sempre più diffusa e consolidata,
tanto che -come osserva un illustre
linguista, Gerhard Rohlfs- «il soprannome rappresenta una fonte
inesausta per la creazione di nuovi cognomi».
Anzi si può sostenere che essi, particolarmente
in Italia (e in Sicilia), costituiscono l’elemento più vivo, più variato
e interessante nelle molteplici origini, donde son sorti i cognomi moderni.
Assai spesso si è noti e più facilmente individuati
attraverso il soprannome che il cognome. Occorre anche dire che esistono
soprannomi assai antichi, trasmessi di generazione in generazione, ed esistono
soprannomi coniati in tempi recenti o recentissimi, e che pure mostrano di
potere attecchire e tramandarsi a loro volta. D’altra parte è davvero
straordinaria e pressoché inesauribile la varietà dei soprannomi, di cui non
sempre appaiono chiare le motivazioni originarie. Può anche accadere che, nel passaggio da una
generazione ad un’altra, essi vadano
soggetti a trasformazioni e deformazioni, al punto da smarrirsene l’originario
senso allusivo. Ciò aggiunge difficoltà a difficoltà, dal momento che quasi
sempre il motivo stesso e la particolare occasione da cui il soprannome ha
tratto origine sono per noi enigmatici e oscuri. Come scrive E. Barillaro nei
suoi Nomignoli sangiovannesi, «basta un semplice pretesto, un’inezia
qualunque, un qualsiasi nonnulla a suggerire la creazione di un nomignolo; ad
es., una futile diceria paesana, la consuetudine di un individuo con un rappresentante
del basso mondo animale o il suo casuale contatto con un prodotto del mondo
vegetale, o la sua dimestichezza con qualsiasi oggetto della vita di ogni
giorno, o un avverbio, un aggettivo, un sostantivo frequentemente intercalato
nel contesto del discorso».
Il motivo originario e, di conseguenza, la struttura stessa dei soprannomi
si presentano assai vari e meritano di essere attentamente classificati e studiati.
Tenterò tale analisi complessiva dopo aver pubblicato, a partire da questo numero,
un’ampia rassegna di soprannomi terrasinesi, a mo’ di piccolo dizionario.
Saranno certamente notate delle lacune o magari delle inesattezze, sarò perciò
grato a quanti vorranno segnalarmi le une e le altre.
Desidero intanto esprimere il mio più vivo
ringraziamento a quanti mi hanno aiutato nel reperimento dei nostri molti
soprannomi, e in particolare alle signore Ninetta Lo Duca, Gabriella Riccobono
e Grazia Cucinella, nonché a mio figlio Paolo solerte ed entusiasta.
acqua ntiesta: solitamente preceduto dal nome proprio + la
preposizione cu probabilmente:
“affetto da idrocefalia”.
addannatu “dannato”; “rabbioso”.
addazza corrisponde al nome dialettale della beccaccia.
addu “gallo”. Assai diffuso il cognome Gallo. adduzzu “galletto”.
affumata “scura di carnagione” o forse anche “sporca”.
ammaruoru “gamba d’oro”; talvolta come cognome (Gambadoro a
Palermo).
ammuotta “gamba corta”.
anciliedda diminutivo di Angela.
anga ri
gghieffa non del tutto chiaro.
ariessa dovuto all’abitudine di storpiare la parola adesso.
assuliaru “venditore di petrolio” (dial. assuòlio,
americanismo).
atidda diminutivo di Agata.
atta “gatta”
atta ri
cannitu “gatta di canneto”.
austriacu “austriaco”.
babbaluciaru “che ama
raccogliere (o vendere) lumache” (dial. babbaluci).
Bacaruni “brocca di
terracotta per acqua”. Parola che deriva da una forma latina tarda: bacar “vaso per
vino”.
baccalara “stupida,
babbea”.
baccamuortu “becchino”.
badduni “grossi
testicoli”?
balata “lastra di
marmo”; è parola di origine araba.
ballarjana da
ballariari “andar ballando”.
ballunara “che inventa
frottole”. bannera “bandiera”.
barbaruottu “mento”; diffuso anche come cognome (Barbarotto).
bardanza letteralmente “baldanza,
spavalderia”.
baruni “barone”; diffuso anche come cognome.
basaluoccu “minchione, scimunito”.
basetta soprannome
recente, dovuto all’abitudine di portare le basette più lunghe del normale.
bastianeddu dal nome proprio Bastianu (Sebastiano).
battistazza dal nome
proprio Battista.
battistiedda dal nome
proprio Battista.
bazzaminu poco chiaro;
forse connesso con bazzariotu “trafficante, imbroglione”.
bellapanza “bella pancia”.
bellicapiddi “bei capelli”.
billizza “bellezza”.
birsaglieri “bersagliere”
(soprannome recente).
bistecca (soprannome
recente).
bràinu di oscuro
significato.
brasiddu dal nome proprio
Brasi (Biagio), antica forma di
origine francese.
brìgghia “briglia”?
brutta bestia (può riferirsi
anche al diavolo).
buffittuna “dalle grandi guance”?
bumma “bomba”.
bummarduna “che bombarda
(spetezza?) continuamente”.
bùmmulu “recipiente di
terracotta per tenervi l’acqua”; ma qui si allude alle caratteristiche fisiche
(persona tozza e grassoccia).
bùmmulu cruru non ancora
introdotto nel forno; qui significa “faccia tosta”.
burgisi
furiusu (non chiaro il nesso tra le due parole).
burgitana originaria di Borgetto.
bussicuni “grossa
vescica”; qui col significato di “persona corpulenta, goffa, dalla grossa
pancia”.
butti(li) eufemismo
su buttani?
buturuni “persona
corpulenta e grassa”. Questa parola deriva da vuhtiru “avvoltoio” (latino vultur).
cacacàusj “che si caca
addosso”.
cacanachi “che caca il
letto” (propriamente la culla, sic. naca ).
càcati sign.if.
trasparente.
caccia muschi “scacciamosche”;
qui col senso di “scansafatiche, fannullone”.
cafisu recipiente
usato come misura di capacità per l’olio. E’ parola di origine araba.
camaruora dovuto all’abitudine di adoperare questa espressione
(sic. comune camadora = accamora “per ora”).
camella it. gamella,
contenitore ermetico per cibi.
campanazza “grossa
campana”.
campurrialisi</strong> originario di Camporeale.
canazza (evidente uso
figurato).
caniruossu “grosso cane”.
cannistrieddu “piccolo canestro”.
cannuni “cannone”? “grossa canna”?
cantarazzu può derivare
indifferentemente da càntaru “grosso vaso; pitale, cantero”, o da cantaru “antica
misura di peso”.
capidduti “che hanno
molti capelli”.
caraci non chiaro.
caravuotta dal nome di
una vacca.
cardidda femminile di cardiddu
cardellino”.
cardùbbulu “calabrone”.
carmincita (dal nome
proprio spagnolo).
carrabina “carabina”.
carrabbuni “grande
recipiente”, qui col significato di “uomo grosso, panciuto”.
carrietta femminile di
carriettu.
carruni dal nome
proprio Carru “Carlo”?
cartafàusa “carta falsa”.
cartuzza diminutivo di
carta.
castagniedda “piccola
castagna”.
catìcchiu poco chiaro,
ma certo spregiativo.
cavalli (soprannome
familiare, collettivo).
chiacchiaruni “chiacchierone”.
chiacchitieddu “piccolo
cappio” (attaccabrighe?).
chiappara “capperi”.
chichìu (da una radice
espressiva).
chitarra (lo strumento
musicale).
chiuovu
lustru propriamente “chiodo lucido”: ben attillato.
chiuppa femminile di chiuppu “pioppo”.
chiuviddu “piccolo
chiodo”.
ciaracasi “intrigante”;
letteralmente: “che va annusando le case”.
ciaraviddazza da ciaraveddu
“capretto”, qui nella forma femminile e
spregiativa. La parola ciaraveddu deriva
dall’antico francese chevrel.
ciccu-ri-vanna “Francesco di
Giovanna” (dal nome materno).
cilinca dalla merce
che vendeva; ma non è del tutto chiaro.
cilistrina “azzurrina”.
cinisarieddu originario di
Cinisi.
cintariedda minuscolo di
corporatura.
cinturiuni nell’antico
siciliano, l’espressione ìricci di
cinturiuna significava “rubare”. E’
l’unico debole indizio che può spiegare questo soprannome, a meno che non voglia
richiamare la consuetudine di portare grosse cinture.
ciuffusa “dai molti
capelli”.
ciusciamilla letteralmente “soffiamela” (con evidente allusione
triviale).
cociuova soprannome
presente in altri centri siciliani, e diffuso anche come cognome (Cocilovo, Cociluovo ).
colanarìcchiu dal nome Cola (Nicola).
conti (qui al
plurale).
conti r’a
spugna “conte della spugna” (irridente).
cosci luonghi “cosce lunghe”.
cràcchia riferimento
onomatopeico.
crapa “capra”.
crastu “montone”.
crìcchiu parola dai
molti significati (“cresta”, ma anche “capriccio”, ecc.). presente anche nel
cognome Cricchio.
crucchiuluni “tozzo di pane
indurito”.
cruciera americanismo: grocery “negozio di alimentari”.
cucca “civetta”; qui
col significato di “persona pigra, lenta e sciocca”.
cucciunieddu “grosso
chicco”. cugghiuni “testicolo”.
culu nìvuru “culo nero”.
culu puntutu “culo a punta”.
culuonna “colonna”.
cuorvu “corvo”.
cuosci ri
tilaru “cosce di telaio”.
cuppiddu “piccolo cartoccio”.
cuppuluni “grossa coppula”
curina “la parte più
interna e tenera degli ortaggi” (ma può anche designare un tipo di pianta
spontanea).
cu-rrimu “con una mano” (propriamente: con un remo).
custurinu “questurino”
cuticchia “sassolino,
ciottolino”
UN’AVVERTENZA: con dd, con un puntino sottostante a
ciascuna lettera d (ndr: che non
riusciamo qui ad evidenziare) rappresento la speciale articolazione (detta
cacuminale) che si ha in parole dialettali siciliane, quali beddu,
cavaddu.
duanieri dal nome della professione (“doganiere”).
duvina di origine non chiara (“indovina”?).
facci ri vacca “faccia di vacca”.
faidda
“favilla, scintilla”: con
riferimento alla vivacità del temperamento.
fannuna soprannome -certo assai antico- di non facile spiegazione, dal momento che può
essere andato soggetto a consistenti modificazioni. La sola spiegazione che si
può qui azzardare è che possa trattarsi dell’esito ultimo della trafila affannuna “che si affanna molto; che sta sempre in
giro” a fannuna (in tal caso, la a
iniziale sarebbe stata intesa in
funzione di articolo determinativo, fenomeno questo assai frequente e che viene
definito come deagglutinazione dell’articolo: per es., a ina
“l’avena”).
fanuòcchiu si può
pensare ad una composizione di fanu “fanale, lanterna” + uòcchiu “occhio”, e
dunque: “con un sol occhio (che gli fa da lanterna)”.
faraciana oscuro
significato.
farfallìcchia “piccola
farfalla”.
ficuzza “piccola fico”.
fìllari di oscuro
significato.
fimminiedda “femminuccia;
effeminato”.
firraru dal nome del mestiere (fabbro ferraio).
fracchiaccu questa parola
dialettale (qui in funzione di soprannome) è il risultato dell’unione di fra “frate” e chiaccu
“cappio”: è una formazione irridente e di
scherno, che può essere adoperata come appellativo ingiurioso per indicare un
frate questuante o -come nel nostro caso-
una persona inetta, incapace.
frachimol americanismo?
fruòriu da un nome
Florio.
fùncia “grosso muso;
grosse labbra”.
funciazza peggiorativo
di Fùncia (v.).
funciutu “dal grosso
muso; dalle labbra grosse e sporgenti”.
furiettu ‘furetto’ =
“abile cacciatore”.
gghiotta dal nome della
tipica pietanza?
ggiannittieddu dal nome di
persona (Gianni, qui nella forma diminutiva-vezzeggiativa), o da
ggiannettu “cavallo da corsa senza fantino”
(con palese uso figurato).
ggiarra pusata propriamente: “giara che ha un suo assetto
stabile”; l’accezione figurata richiama persona flemmatica, che non si scompone
per nulla.
ggiarritiedda “piccola
giara” (con allusione a caratteristiche fisiche).
ggibbaruonna soprannome di
difficile interpretazione.
ggiganti “di alta
statura”.
ggigghiutu ‘dalle “folte
sopracciglia”.
ggiòcchiti soprannome non
chiaro; forse presuppone un precedente ggiòccati (aggiùccati),
da aggiuccàrisi
“appollaiarsi,
accovacciarsi” (è parola di antica origine normanna).
iachinieddi pl. “della
famiglia di Iachinu = Gioacchino”.
iapicazzu “dispregiativo
di Iàpicu
= Giacomo”.
iapichina da Iàpicu
“Giacomo”.
iapicuzzi pl. “della famiglia di Iapicu”.
immurutiedda agg.
“gobbetta”.
lalieti propriamente i
lieti”, cioè “i sempre contenti, gli spensierati” (e qui la connotazione è
certo negativa). Se questa è l’esatta spiegazione, si è verificata una fusione
(agglutinazione) dell’articolo determinativo: li lieti — lilieti — lalieti.
lapuzza “piccola ape” (sic.lapa).
làstima “fastidio, lamentela tediosa” (con riferimento al
carattere).
làuro da un nome
Lauro?
li babbi collettivo
familiare (= gli scemi). Oggi ha perduto la connotazione collettiva.
li pàmpini antico collettivo
familiare (= le foglie).
lisciannaricchi pl. “della famiglia di Lisciànnaru
= Alessandro”.
llallà soprannome che ha origine in una radice
espressiva. Nell’uso dialettale, tale forma designa solitamente una persona
leggera, che parla a vanvera.
lucirtiedda “lucertolina”.
lumiuni “limone”.
lupu “lupo”. V. Masilupu.
mabbaffu è con ogni
probabilità un esito agglutinato di m’abbaffu
“mi acquatto, mi sdraio comodamente”.
maccarruna “maccheroni”
macinghieddu “demonietto, birbantello”. Nel dialetto, macingu-a è il demonio.
mafia muta propriamente
“mafia silenziosa”, ma non è chiaro il procedimento allusivo.
maiala “scrofa” (che
suole prostituirsi).
maiuzzu anche al pl. (Maiuzzi,
Maiuzzieddi): da
cognome Di Maggio (sic. màiu).
malampa “uomo dappoco;
fannullone”.
mamàu possono essere formulate varie spiegazioni; la parola
mamàu ha infatti in sic. vari
significati, per es. “miagolìo”, ma anche “gatto”, e ancora “orco; essere immaginario
che incute paura nei bambini”. Ma l’origine espressiva della parola può rendere
plausibile qualsiasi altra congettura.
mammanuora dalla fusione di mamma e del nome proprio Nuora.
manciaficu “mangia +
fico”. I cognomi (antichi soprannomi) con Mangia come primo elemento (Mangiaracina,
Mangiameli, Mangialomini, ecc.), sono particolarmente diffusi.
manciàmmaru “mangia +
gambero”. V. Mancificu.
mancianzuòlia “mangia + nzuòlia
(qualità di uva)”. V. Manciajfcu.
manciataddi “mangia
+ taddi (germogli commestibili)”. V. Manciaficu.
Manciauòmini “mangia
+ uomini”. V. Manciaficu.
Mannarina “femminile di mannarinu
= mandarino”.
mariana dal nome
proprio.
Marinaru “marinaio”.
Marinisi originario di Marineo?
maruonna speciale
soprannome (= Madonna) di un caratteristico (e benvoluto) nostro concittadino.
Masa da un cognome? dal nome Masi?
masicarrubba “Masi (Tommaso) detto Carruba”.
Oggi il soprannome è sentito come intero. V. Masilupu.
masilupu “Masi (Tommaso)
detto Lupu”. V. Masicarrubba.
masticana di poco chiara
origine.
matarazzu “materasso”.
mazza nel senso di “grosso bastone”?
mazzarisa “originaria di Mazara del Vallo”.
miciàciu propriamente “inedia,
miseria”. Antica forma di origine francese.
Miena di non chiaro significato.
mierra “femminile
di mierru = merlo”.
milliliri “mille lire”.
milord soprannome recente e scherzoso.
minchiazza “grosso pene”.
minichieddi pl. “della
famiglia di Minicu = Domenico”. V. Minicuzzi.
minicuni “accrescitivo
di Mìnicu = Domenico”.
minicuzzi V. Minichieddi.
minnamà “minchione, sciocco, buono a nulla”.
minnieci non facilmente spiegabile.
minniluordi “mammelle
sporche (= donna sporca)”.
minnulicchiara “che ama mangiare mandorle verdi” (?)
minnulinu “mandolino”.
mirrinu questo
aggettivo presenta in sic. una vasta gamma di significati (per es., con
riferimento al mantello del cavallo, del mulo (bianco, rosso, macchiettato) o
anche a caratteristiche fisiche dell’uomo (guercio, strabico; canuto; albino,
ecc.).
miùsa equivale a
“milza” in certe parlate dialettali (mìusa), qui però la posizione
dell’accento rende oscuro il significato.
mugnuni “monco di una mano”.
mummarieddu da Muommu,
corrispondente dialettale di Girolamo.
munachieddi “plurale del diminutivo di mònacu”.
muola “mola”.
muntisaniedda dal paese
d’origine? (Erice?).
muschiatu dal colore
della pelle: moscato.
muzzicunaru “che dà
morsi”.
napulitanu assai diffuso anche = Leonardo.
Narduzzu v. Narduni.
nasca “grosso naso”.
Diffuso altrove anche come cognome.
nchiuddu “bello,
grazioso”.
ncirinnu non chiaro il
senso.
nngangarangà formazione
espressiva, imitativa.
ninarieddi dal nome Ninu = Antonino.
nìura “nera, di
scura carnagione”.
nnàcchiti di matrice
espressiva.
ntapè soprannome
irridente (= persona da nulla?), coniato con particelle espressive.
nuonna forma di compromesso tra it. nonna e
sic: nanna.
occhibbieddi ‘occhi belli’.
occhi ri atta ‘occhi di
gatta’.
occhi ri
crastu ‘occhi di montone’.
occhiruossi ‘occhi grossi
(grandi)’.
omuruossu ‘uomo dalla
grossa corporatura’.
quarara ‘caldaia’
(forse con allusione alla struttura fisica).
quatranni ‘quattro
anni’.
pacchianella ‘persona grassa,
ben nutrita, paffuta’.
pacchiu se non
significa ‘grassoccio’, può anche indicare l’organo genitale femminile.
pagghiarana ‘dai folti
capelli’ (?).
pagghiazzu
‘pagliaccio’.
pagnittuni ‘grassoccio,
ben nutrito’ (vedi pagnuoccu).
pagnuoccu vedi pagnittuni.
pala cupputa ‘cladodio di
ficodindia ben concavo’ (soprannome da ricollegare forse al vecchio ciclo della
manna).
palò affettivo di Paolo.
palummu ‘colombo’.
pàmpini vedi li pàmpini.
pampinusa ‘frondosa’
(con riferimento ai capelli particolarmente folti).
panipani iterattivo
scherzoso.
paniedda ‘panella’
(la nota frittella di ceci).
panillaru ‘che prepara
o vende panelle’.
panzaviecchia ‘pancia
vecchia’ (di non chiara connessione con particolari caratteristiche fisiche).
panzica ‘grossa pancia’.
papa da un cognome? dal portamento? dal temperamento?
papasuni forse = babbasuni.
papècchia soprannome
costruito su una radice espressiva, che probabilmente vuole riprodurre il modo
di parlare.
pappariedda ‘sostanza molliccia, appiccicosa’ (con allusione al
carattere?).
paranza ‘barche per un
particolare tipo di pesca’.
parrinu ‘prete’? ‘padrino’
(meno probabilmente ).
pasta ‘pasta’.
pastafritta ‘pasta
fritta’.
pastreca dovrebbe
equivalere a pasteca (parte
della carrucola).
patatiedda ‘piccola
patata; patatina’.
patri r’i puurieddi ‘padre dei
poveri’.
patrìcula da una radice patri.
patrimìo ‘padre mio’.
patuòciu di oscuro
significato.
paulìa dal nome Paolo?
peddiniura ‘di pelle
scura’.
peppona da Peppa = Giuseppa.
pericuotti letteralmente
‘piedi cotti’ (= che cammina goffamente, con passo malfermo).
piatusu ‘che fa pena;
‘miserabile’.
picciriddu ‘bambino; che
sembra un bambino’ (per l’aspetto fisico? per il comportamento?).
picuraru ‘pecoraio’.
picuriedda ‘pecorella’
(esisteva a Terrasini una via Pecorella
che italianizzava il soprannome di una nota famiglia terrasinese)
pidduzza da Pidda = Giuseppa.
per’i chiummu letteralmente
‘piedi di piombo» (probabilmente con riferimento al passo lento, pesante).
pigghiantinni ‘che
scala le antenne (albero della cuccagna) sino al punto più alto, ove raggiunge
e fa suo il premio che gli spetta’.
pilidda
da pilu ‘pelo’ (allude forse alla costituzione
fisica esile, minuta).
pinnanìura allude quasi
certamente al membro virile.
pinnuni ‘grosso membro virile’.
pinzuni ‘nome dialettale’ del fringuello’. pirillu da piru?
piripìcchiu ‘ometto’.
pirrintanu di significato
non chiaro.
pirririruotu ‘che lavora nelle cave di pietra’. piru
‘pera’.
piruòcchiu ‘pidocchio’.
piruzzi ‘piedini’.
pisciacitu ‘che piscia
aceto’.
pitarra ‘nome di uccello’
(gallinella prataiola?).
pitirru di senso non chiaro.
pitrusinu ‘prezzemolo’.
pitruzzedda di l’oru di origine non chiara.
pituni ‘pitone’.
porcu frariciu ‘porco fradicio’. priulazzu ‘polvere’.
puddicinu ‘pulcino’.
pullanca/pullanchiella ‘pannocchia del granturco’.
pumaramuri ‘pomodoro’.
pumaruoru ‘pomodoro’
(diffuso anche come cognome: Pomodoro).
puntaluoru ‘punteruolo’
(?).
puntiu ‘piccolo punto’ (= ornino?).
puntinara ‘che ricama puntina’.
puorcu ‘porco’.
puorcu ‘porco’.
puorcu ruru ‘porco duro’.
pupù da una radice espressiva, forse
affettiva, forse irridente.
putienti ‘potente’.
raccuccu
di non chiaro significato.
radda la voce dialettale raddu vale ‘lordura, sudiciume’; qui la desinenza femminile e l’assunzione della forma in funzione di aggettivo, potrebbe far pensare al senso di ‘donna sudicia’.
radda la voce dialettale raddu vale ‘lordura, sudiciume’; qui la desinenza femminile e l’assunzione della forma in funzione di aggettivo, potrebbe far pensare al senso di ‘donna sudicia’.
raisi-Cuola ‘capobarca
Nicola’.
rattapuorti letteralmente:
‘che va grattando le porte’ (= intrigante).
razza ri ficu non chiara la
prima parte del soprannome (forse da vrazza? ).
renti r’uoru ‘che ha denti (o dente) d’oro’.
riavula ‘diavolessa;
donna intrigante e maliziosa’.
rìcciu ‘dai capelli ricci’.
rizzaiuolu ‘che fabbrica
(o rammenda) reti’.
rizziera ‘rammendatrice
di reti’ (?).
rocca sfugge il flesso con i significati usuali di rocca.
ruggiaru ‘orologiaio’.
ruppu-ri-paglia letteralmente: ‘nodo di paglia’ (= indole
fiacca, carattere cedevole).
russu ‘rosso di capelli’. Il cognome Russo è particolarmente
diffuso.
russuliddu ‘rossastro di
capelli e di pelle’.
ruvietta ‘rovo’: qui
la forma al femm. (inusuale in dialetto, ove si ha ruviettu) si
riferisce evidentemente a donna dai capelli folti e spessi.
saccaluoru ‘venditore (o
costruttore) di sacchi’ (?).
safini non chiaro.
salaru ‘che vende sale’.
saliruossu ‘sale grosso’
(non raffinato).
salistanu ‘sagrestano’.
sallunardu ‘san
Leonardo’.
saniela di significato
non chiaro.
santabanna probabile fraintendimento che non consente
alcuna ipotesi esplicativa.
sapuni ‘sapone’.
sapurita ‘graziosa,
carina’.
sarduzza (anche maidduzza) ‘piccola sarda; sardella.
sarsa (anche saissa) ‘salsa di pomodoro’.
satamacchi ‘che salta le
macchie nei campi’: se è questa la spiegazione letterale, sfugge comunque il nesso
che renda chiara la metafora.
saurrieri ‘che sistema
la zavorra (alle reti, alle barche)’.
sbirrufinu ‘sbirro
sottile’ (= furbo).
scacciaiàcciu
‘che trita il ghiaccio’.
scacchittuni ‘grossi scacchi’ (per la consuetudine di
indossare giacche dai grandi scacchi, di foggia americaneggiante).
scagghidda ‘piccola scaglia; pezzettino di qualcosa’ (= individuo
minuto, mingherlino).
scagnuotta ‘di corporatura piccola e tozza’.
scannapiècuri ‘che scanna le
pecore’. scarpazza (anche scaippazza) ‘scarpa vecchia, che non ha più l’originaria forma’.
scavàgghiu ‘scarafaggio,
blatta’.
sceriffu ‘sceriffo’ (per
via del tipico berretto).
schifìu ‘persona
schifosa.
schimiccia ‘donna
gracile, malmessa’.
schinavirdi ‘schiena
verde’ (ma quale l’origine?).
schippiuna nel dialetto schippiuni
(qui al femm.) è propriamente il
geco; nel soprannome è presente il senso traslato: ‘donna magra, rinsecchita’.
sciàbbica ‘tipo di rete
da pesca’.
sciacchitanu ‘originario di Sciacca’.
scialluni ‘grosso
scialle’.
sciamè formazione espressiva e
irridente.
sciancatu ‘sciancato’.
sciarrinu ‘litigioso’ (?) (da sciarpa ‘lite’). Un
cognome Sciarrino è
abbastanza diffuso in Sicilia.
sciatilla forse dalla parola affettiva adoperata per rivolgersi
a persona cara (da
ciatu, sciatu ‘fiato’; vedi ciatu miu).
ciatu, sciatu ‘fiato’; vedi ciatu miu).
scieccu ‘asino’.
sciluoccu ‘scirocco’.
scinu di oscuro significato.
scippatiesti ‘strappa-teste’.
scorciaprai letteralmente:
‘che scortica spiagge’.
scricchiatieddu propriamente: ‘screpolato; tolto dal baccello;
aperto a forza, praticando una fessura, un intacco’. Qui il significato
figurato si riferisce probabilmente a una qualche affettazione del carattere,
del comportamento, dei modi.
scupitta ‘spazzola’.
scupittuna ‘grossa
spazzola’ (riferimento ai capelli?).
scurcidda ‘piccola buccia’ (= individuo minuto; uomo da
nulla).
sessantaliri ‘sessanta lire’.
settemmienzu ‘sette e mezzo’ (dal gioco con le carte?).
sgangulatu ‘sdentato’.
sghimazza indica forse
una linea mal tracciata (con riferimento alla struttura del corpo?).
sgricciu ‘persona
giovane, minuta’ (propriamente ‘schizzo’).
sicarietta ‘sigaretta’.
siggiaru ‘che fabbrica
(o vende) sedie’.
signuriniedda mia ‘signorinella
mia’.
signurinu ‘signorino’,
(presente anche come cognome).
sinnachieddu diminutivo di sìnnacu
‘sindaco’ (V.).
sìnnacu ‘sindaco’.
spampinata propriamente
‘sfrondata’ (qui forse col senso li mal pettinata, o dai pochi capelli).
sparratura ‘che è solita
sparlare, diffamare’.
spasella (o spansella?) è propriamente la cesta adoperata per vendere i pesci.
Mi è stata riferita anche la forma spansella,che ritengo improbabile
anche se più vicina alla radice della parola (il latino expansus).
spinnacardiddi ‘spenna cardellini’ (= avaro, taccagno).
spizzicatu propriamente ‘spizzicato’
(forse effeminato?).
spriviera ‘uccello
rapace, qui al femm., con riferimento al carattere aggressivo).
spunzuni ‘grossa spugna’.
(forse = ubriacone).
spurcuni (anche spuiccuni) ‘individuo lurido e volgare’.
stìcchiu lariu con
riferimento all’organo genitale femminile.
stimpa titta del tutto
oscuro, se è questa la forma esatta.
stincunieddu ‘pezzo di legno; ceppo; listone; arbusto
nodoso’: qui con riferimento a caratteristiche fisiche.
strega soprannome recentissimo e
italianeggiante.
stùbbita ‘stupida’.
sucamuorvu ‘succhia-moccio’.
surciddu ‘topolino’ (per l’aspetto? per l’indole?).
suirci di fugnatura ‘topo di
fogna’.
tabacchiera ‘tabacchiera’ (per il grande uso di tabacco da
naso?).
tabballinu diminutivo di tabballu ‘tamburello’.
tagghiarina dal nome della
pasta?
talianu ‘italiano’.
tammurinaru ‘suonatore di
tamburo’.
tampa ‘persona svagata, torpida e un po’ babbea.
tanunenè dalla fusione
dei nomi Tanu (Gaetano) e Nenè.
tariuolu ‘tarì’ (antica moneta).
tatarruni formazione espressiva
(legata al parlare?).
tiziru ‘toro’ (per la prestanza
fisica).
tempu tuou da un’espressione ricorrente (= tempo tuo).
tignusu ‘calvo, con
pochi capelli’.
timpa termine della geomorfologia,
con vari significati: ‘zolla’, ecc.
tinàgghia ‘tenaglia’.
tiraddui ‘tira + due’?
tirichitacchi formazione
espressiva e scherzosa.
tistuni ‘testa grossa’ (in senso proprio o figurato).
tistuzza ‘testa
piccola’.
titteppài soprannome
espressivo, irridente, imitativo forse del modo di parlare.
trappitaru (ieddu) ‘originario di
Trappeto’.
tribbicè di
significato non chiaro.
trippani ‘tre pani’.
tripulinu ‘che ha un
qualche rapporto con la città di Tripoli’.
trunziddu ‘torsolino;
uomo da nulla’.
turca per il colore della pelle?
turchicieddu ‘piccolo
turco’.
turè probabilmente da Turi,
Turiddu (Salvatore), qui in una variante espressivo-affettiva.
uccazza ‘bocca grande’ (e c’è forse riferimento
all’abitudine di parlar troppo).
un zuordu ‘un soldo’.
upìm dal nome del grande magazzino (soprannome
legato probabilmente alla gestione di un negozio).
urrieddu soprannome non chiaro.
vaddarusu che ha la vàddara ‘ernia inguinale’.
varbazziedda ‘barbetta’.
vartuliddu diminutivo di Vàrtulu (Bartolo).
vastiddara ‘venditrice di pagnotte’.
vatticana non chiaro (= matticana?).
viecchia ‘vecchia’.
vintungniritu ‘ventun dita’.
viscuottu ‘biscotto’.
vittìcchiu dal nome del noto personaggio popolare.
vitturieddu diminutivo di Vittorio.
urrieddu soprannome non chiaro.
vaddarusu che ha la vàddara ‘ernia inguinale’.
varbazziedda ‘barbetta’.
vartuliddu diminutivo di Vàrtulu (Bartolo).
vastiddara ‘venditrice di pagnotte’.
vatticana non chiaro (= matticana?).
viecchia ‘vecchia’.
vintungniritu ‘ventun dita’.
viscuottu ‘biscotto’.
vittìcchiu dal nome del noto personaggio popolare.
vitturieddu diminutivo di Vittorio.
vitulidda soprannome non chiaro.
vuttaru ‘bottaio’.
zabbara ‘agave’; figurato: ‘persona insulsa’.
zicca ‘zecca’; figurato: ‘persona intrigante, insopportabile’.
zlcchili-zuocchili formazione espressiva non del tutto chiara.
ziganu ‘zigano’?
zilla non chiaro (zilli = chiacchiere? zila = zidda ‘diarrea’?).
zimmilaru ‘costruttore (o venditore) di zimmiii (sorta di grandi bisacce).
zippinè soprannome non chiaro.
zippullicchia diminutivo di zìppula ‘chiodino’; qui pare evidente l’allusione alla costituzione fisica particolarmente gracile.
zizzì poìché la “z” ha pronunzia sonora, escluderei il significato di ‘zio’ (in zizzì = zio la “z” ha pronunzia sorda); penso piuttosto a un’origine espressiva, legata forse al modo di parlare.
zunna di non chiara origine:
zuzzù soprannome espressivo e scherzoso.
AGGIUNTE
adduzzu ‘galletto’.
bruccanu deriva dalla parola brocca, che in dialetto presenta svariati significati (‘canna spaccata; forchettone; tridente; ramoscello biforcuto’, ecc.). Il significato al quale qui si allude è quello di “bastone legato trasversalmente alla pancia o al dorso della bestia da soma, per tenere sollevate e distese le estremità degli zimmili“. E’ presente, con ogni probabilità, l’accostamento bastone = membro virile.
calisi di non facile spiegazione
Carrubba ‘carruba’.
cattiva ‘vedova’. E’ una parola ormai quasi scomparsa: anticamente le vedove venivano dette cattive perché conducevano vita da recluse, quasi prigioniere (latino captivus ‘prigioniero’). .
cimiciara da camicia ‘cimice’?
curràu forse dal nome Corrao.
lantirnieri ‘costruttore (o venditore) di lanterne’.
libbunieddu diminutivo di Libbòniu (Liborio).
lucia dal nome materno.
matarba di oscuro significato.
nanàu soprannome espressivo, legato a caratteristiche del parlare?
partannisi originario di Partanna’.
vuttaru ‘bottaio’.
zabbara ‘agave’; figurato: ‘persona insulsa’.
zicca ‘zecca’; figurato: ‘persona intrigante, insopportabile’.
zlcchili-zuocchili formazione espressiva non del tutto chiara.
ziganu ‘zigano’?
zilla non chiaro (zilli = chiacchiere? zila = zidda ‘diarrea’?).
zimmilaru ‘costruttore (o venditore) di zimmiii (sorta di grandi bisacce).
zippinè soprannome non chiaro.
zippullicchia diminutivo di zìppula ‘chiodino’; qui pare evidente l’allusione alla costituzione fisica particolarmente gracile.
zizzì poìché la “z” ha pronunzia sonora, escluderei il significato di ‘zio’ (in zizzì = zio la “z” ha pronunzia sorda); penso piuttosto a un’origine espressiva, legata forse al modo di parlare.
zunna di non chiara origine:
zuzzù soprannome espressivo e scherzoso.
AGGIUNTE
adduzzu ‘galletto’.
bruccanu deriva dalla parola brocca, che in dialetto presenta svariati significati (‘canna spaccata; forchettone; tridente; ramoscello biforcuto’, ecc.). Il significato al quale qui si allude è quello di “bastone legato trasversalmente alla pancia o al dorso della bestia da soma, per tenere sollevate e distese le estremità degli zimmili“. E’ presente, con ogni probabilità, l’accostamento bastone = membro virile.
calisi di non facile spiegazione
Carrubba ‘carruba’.
cattiva ‘vedova’. E’ una parola ormai quasi scomparsa: anticamente le vedove venivano dette cattive perché conducevano vita da recluse, quasi prigioniere (latino captivus ‘prigioniero’). .
cimiciara da camicia ‘cimice’?
curràu forse dal nome Corrao.
lantirnieri ‘costruttore (o venditore) di lanterne’.
libbunieddu diminutivo di Libbòniu (Liborio).
lucia dal nome materno.
matarba di oscuro significato.
nanàu soprannome espressivo, legato a caratteristiche del parlare?
partannisi originario di Partanna’.
NCÌURII: UNA TIPOLOGIA RICCA E VARIA, UNA
GRANDE FIORITURA DI INVENZIONI E METAFORE
Si conclude qui
la pubblicazione dell’ampia raccolta alfabetica di soprannomi (o nciurii) in uso a Terrasini.
Desidero ora
riesaminare questo variopinto materiale, cercando di darne una tipizzazione
compiuta e coerente, una sorta di ordinamento non più alfabetico, ma per tipi o
classi concettuali.
Qualche notazione preliminare di carattere generale, sia pure nei limiti qui imposti, può essere di qualche utilità. Ebbene (ne accennai già nelle righe introduttive alla prima parte della raccolta), la consuetudine di servirsi di soprannomi è antichissima. Come molti sapranno, già gli antichi latini solevano aggiungere il nome indicante la famiglia, nome che in principio non era stato altro che un soprannome, spesso originato da caratteristiche somatiche (Barbatus, Nasica, Maximus). Lo stesso nome di Cesare (Caesar) derivò dalla circostanza di una nascita con parto -come oggi si dice- cesàreo (dal verbo latino caedo ‘taglio’).
Qualche notazione preliminare di carattere generale, sia pure nei limiti qui imposti, può essere di qualche utilità. Ebbene (ne accennai già nelle righe introduttive alla prima parte della raccolta), la consuetudine di servirsi di soprannomi è antichissima. Come molti sapranno, già gli antichi latini solevano aggiungere il nome indicante la famiglia, nome che in principio non era stato altro che un soprannome, spesso originato da caratteristiche somatiche (Barbatus, Nasica, Maximus). Lo stesso nome di Cesare (Caesar) derivò dalla circostanza di una nascita con parto -come oggi si dice- cesàreo (dal verbo latino caedo ‘taglio’).
Nella sostanza,
nulla è cambiato da allora. I soprannomi nascono, si diffondono e muoiono
attraverso meccanismi creativi semplici quanto, talvolta, imprevedibili. Le
circostanze nelle quali un soprannome viene coniato, sono molteplici: possono
dipendere da vistose particolarità dell’aspetto, come del carattere; possono
riferirsi alla provenienza come al mestiere esercitato; possono rimarcare speciali
qualità o -più spesso- difetti del comportamento (e infatti nella
Sicilia orientale il soprannome è detto peccu, cioè ‘vizio, difetto’); possono riproporre appariscenti
vezzi idiomatici, cioè del linguaggio. É questa, in definitiva, la ragione per la
quale il soprannome viene sentito dall’interessato come spregiativo, e viene
perciò solitamente respinto. Ciò non impedisce, tuttavia, che siano proprio i
soprannomi, assai spesso più dei cognomi, a costituire ancor oggi il mezzo più
sicuro per rintracciare una persona o una famiglia. Occorre pur dire che le
connotazioni negative, di cui il più delle volte i soprannomi sono carichi, si
riferiscono quasi sempre (ad eccezione dei soprannomi più recenti) ai genitori,
ai nonni o agli avi, tanto che, ad esempio, soprannomi che richiamano un
mestiere, un difetto fisico o del comportamento, una caratteristica del parlare
finiscono col trasmettersi a persone che hanno tutt’altri connotati.
LA CREATIVITÀ
POPOLARE. L’invenzione metaforica
L’origine dei
soprannomi attinge a un serbatoio inesauribile, quello della creatività e
inventività popolare. Nato magari come creazione momentanea e divertita, un
soprannome può radicarsi nell’uso e durare, trasmettendosi di generazione in
generazione. Il nucleo di tale capacità creativa, sta nei procedimenti
metaforici attraverso i quali si determinano gli accostamenti più arditi,
fondati su nessi di somiglianza fisica o su una qualche analogia del
comportamento. Si pensi, ad esempio, a quei soprannomi che traggono origine da
similitudini con animali: Cuorvu (per il modo di camminare? o di
parlare?), Tàuru (per la forza e
la prestanza fisica), Succiddu, Schippiuni, Puddicinu, Farfallicchia (per
caratteristiche fisiche di segno contrario), Furiettu (per la passione
venatoria), Maiala (per le insane
abitudini di vita), Zicca (per il carattere intrigante?). Ma di tante
altre specie sono i soprannomi che presuppongono un accostamento metaforico: al
tùtolo del granturco (Pullanca,
Pullanchiella: forse per il
colore dei capelli? per l’attività di venditore di pannocchie?); con l’àgave (Zabbara: forse per il carattere insulso?); con particolari
recipienti (Bacaruni, Giarritiedda:
per l’aspetto fisico) o arnesi (Chiuviddu, Zippulìcchia: per la costituzione mingherlina) o altri
oggetti: si pensi al soprannome Spunzuni ‘grossa spugna’, che
probabilmente richiama l’abitudine di eccedere nel bere, o a Bruccanu, chiara metafora sessuale (delle quali
tratteremo più avanti). Non sono che degli esempi, pochi a dire il vero, dal
momento che l’invenzione metaforica ha generato una tal messe di formazioni
scherzose, ironiche, irridenti, qualche volta impietose, da rimaner sorpresi: e
dunque, se ad un tale manca un braccio, ecco il soprannome Cu-rrimu (con
un sol remo!), se mette su una modesta bottega, diventa Upìm; se è persona di poco carattere, ecco Ruppu
ri pagghia (cioè nodo di paglia, che può sciogliersi senza sforzo alcuno).
Dal soprannome al cognome
Dicevamo che i
soprannomi possono tramandarsi per secoli, così come possono avere vita
effimera. C’è tuttavia una terza possibilità, e cioè che i soprannomi possano
consolidarsi e in certo qual modo nobilitarsi, divenendo cognomi. E’ proprio da
antichi soprannomi, infatti, che deriva la grande parte degli attuali cognomi.
Si dà addirittura il caso che coesistano nell’ambito di una medesima comunità
(ed è qui il caso di Terrasini) le medesime forme, dialettali le une indicanti
un soprannome, italianizzate le altre in veste di cognome: è il caso di Addu/Gallo,
Ammaruoru/Gambadoro, Atta/Gatto, Bannera/ Bandiera, Barbaruottu/Barbarotto,
Baroni/Barone, Cuonti/Conte, Crìcchiu/Cricchio, Faidda /Failla, Lupu/Lupo,
Matarazzu/Matarazzo, Palummu/Palumbo, Parrinu/Parrino, Picuraru/ Pecoraro,
Pitrusinu/Petrosino, Russa/Russo, Sapurita/Saporito, Sciarrinu/Sciarrino,
Signurinu/Signorino.
Alcuni odierni soprannomi possono anche aver tratto origine dal cognome materno (è forse il caso di Curràu, Fruòriu, Làuru, Masa), mentre la figura materna è presente in soprannomi come Ciccu ri Vanna o Carru Lucia .
Alcuni odierni soprannomi possono anche aver tratto origine dal cognome materno (è forse il caso di Curràu, Fruòriu, Làuru, Masa), mentre la figura materna è presente in soprannomi come Ciccu ri Vanna o Carru Lucia .
DAL NOME
PROPRIO AL SOPRANNOME. I
SOPRANNOMI PLURALI DI FAMIGLIA
Comunque sia, assai numerosi sono i soprannomi che ripropongono dei nomi propri, talvolta in forma accrescitiva (Carruni, Narduni, Minicuni), talvolta in forma dispregiativa (Battistazza, lapicazzu), molto più frequentemente in forma diminutiva con sfumature vezzeggiative (Anciliedda, Atidda, Bastianieddu, Battistiedda, Brasiddu, Colanaricchiu, Giannittieddu’, lapichina, Libbunieddu, Mummarieddu, Narduzzu, Palò, Paulìa, Piddazza, Turè, Vartuliddu).
Casi, poi, come quelli di Masilupu o Masicarrubba, stanno a testimoniare un processo di piena saldatura ‘Nome+Soprannome’, al punto che, nella coscienza dei parlanti, si è smarrito l’originario nesso (Masi detto Carrubba) : talché Masicarrabba ha finito con l’essere attribuito anche ai discendenti di Masi.
Talora il soprannome è esteso a designare tutta una famiglia, un casato, addirittura l’intera discendenza; ecco alcuni esempi: Iachinieddi, Iapicuzzi, Lisciannaricchi, Minichieddi, Minicazzi, Ninarieddi.
Un procedimento analogo si registra spesso per altri tipi di soprannome, al punto che la forma singolare finisce col perdersi, e viene soltanto usata la forma plurale di famiglia: Li Butti, Capiddati, Cavalli, Fìllari, Lalieti (i lieti), Maiazzi, Munachieddi. Addirittura, nel caso di Li Pampini e Li Babbi la forma plurale può anche essere riferita al nome di un solo individuo (Giuvanninu Li Pàmpini) .
Comunque sia, assai numerosi sono i soprannomi che ripropongono dei nomi propri, talvolta in forma accrescitiva (Carruni, Narduni, Minicuni), talvolta in forma dispregiativa (Battistazza, lapicazzu), molto più frequentemente in forma diminutiva con sfumature vezzeggiative (Anciliedda, Atidda, Bastianieddu, Battistiedda, Brasiddu, Colanaricchiu, Giannittieddu’, lapichina, Libbunieddu, Mummarieddu, Narduzzu, Palò, Paulìa, Piddazza, Turè, Vartuliddu).
Casi, poi, come quelli di Masilupu o Masicarrubba, stanno a testimoniare un processo di piena saldatura ‘Nome+Soprannome’, al punto che, nella coscienza dei parlanti, si è smarrito l’originario nesso (Masi detto Carrubba) : talché Masicarrabba ha finito con l’essere attribuito anche ai discendenti di Masi.
Talora il soprannome è esteso a designare tutta una famiglia, un casato, addirittura l’intera discendenza; ecco alcuni esempi: Iachinieddi, Iapicuzzi, Lisciannaricchi, Minichieddi, Minicazzi, Ninarieddi.
Un procedimento analogo si registra spesso per altri tipi di soprannome, al punto che la forma singolare finisce col perdersi, e viene soltanto usata la forma plurale di famiglia: Li Butti, Capiddati, Cavalli, Fìllari, Lalieti (i lieti), Maiazzi, Munachieddi. Addirittura, nel caso di Li Pampini e Li Babbi la forma plurale può anche essere riferita al nome di un solo individuo (Giuvanninu Li Pàmpini) .
IL PAESE D’ORIGINE
Altro motivo abbastanza usuale nei soprannomi è quello relativo all’origine, alla provenienza territoriale di un individuo; Terrasini è un paese che, accanto a tanta emigrazione, ha anche registrato l’arrivo di non pochi « esterni » che si sono generalmente inseriti nella nuova Comunità, venendo tuttavia individuati attraverso il paese d’origine: Burgitana, Campurrialisi, Cinisarieddu, Marinisi, Mazzarisa, Muntisaniedda, Napulitanu, Partannisi, Sciacchitanu, Trappitaru. Altri etnici (per esempio, Austriacu o Tripulinu) possono essere dovuti non tanto alla provenienza, ma ad altre ragioni non sempre percettibili o note.
Altro motivo abbastanza usuale nei soprannomi è quello relativo all’origine, alla provenienza territoriale di un individuo; Terrasini è un paese che, accanto a tanta emigrazione, ha anche registrato l’arrivo di non pochi « esterni » che si sono generalmente inseriti nella nuova Comunità, venendo tuttavia individuati attraverso il paese d’origine: Burgitana, Campurrialisi, Cinisarieddu, Marinisi, Mazzarisa, Muntisaniedda, Napulitanu, Partannisi, Sciacchitanu, Trappitaru. Altri etnici (per esempio, Austriacu o Tripulinu) possono essere dovuti non tanto alla provenienza, ma ad altre ragioni non sempre percettibili o note.
SOPRAMIOINI FEMMINILI. SOPRANNOMI DI MESTIERE.
Il più delle volte il soprannome è di genere maschile, in quanto il referente è quasi sempre un uomo. Ci sono, ovviamente, delle eccezioni (Atta, Baccalara, Maiala, Pampinusa, e altri che vedremo più avanti), mentre non è infrequente il caso di mogli e figlie che possono aver preso o ereditato il soprannome del padre o del marito; forse è il caso di Cardidda, (Carrietta, Chiuppa, Ciaraviddazza, Mannarina, Minnulicchiara .
Altra miniera di soprannomi è -come appare evidente- il mondo dei mestieri: ce li ritroviamo un po’ tutti, dai più ovvii e tuttora vivi (Firraru, Marinaru, Panillaru, Picuraru, Ruggiaru, Salistanu, Siggiaru, Vuttaru), ad altri non più praticati ( Assuliaru, Lantirnieri, Pirriruotu, Rizzaiuolu, Salaru, Saccaluoru, Zimmilaru), ad altri più o meno imprevedibili (Babbaluciaru,Baccamuortu, Custurinu, Puntinara, Saurrieri, Tammurinaru, Vastiddara ).
Il più delle volte il soprannome è di genere maschile, in quanto il referente è quasi sempre un uomo. Ci sono, ovviamente, delle eccezioni (Atta, Baccalara, Maiala, Pampinusa, e altri che vedremo più avanti), mentre non è infrequente il caso di mogli e figlie che possono aver preso o ereditato il soprannome del padre o del marito; forse è il caso di Cardidda, (Carrietta, Chiuppa, Ciaraviddazza, Mannarina, Minnulicchiara .
Altra miniera di soprannomi è -come appare evidente- il mondo dei mestieri: ce li ritroviamo un po’ tutti, dai più ovvii e tuttora vivi (Firraru, Marinaru, Panillaru, Picuraru, Ruggiaru, Salistanu, Siggiaru, Vuttaru), ad altri non più praticati ( Assuliaru, Lantirnieri, Pirriruotu, Rizzaiuolu, Salaru, Saccaluoru, Zimmilaru), ad altri più o meno imprevedibili (Babbaluciaru,Baccamuortu, Custurinu, Puntinara, Saurrieri, Tammurinaru, Vastiddara ).
IL CORPO UMANO: POCHI PREGI, MOLTI DIFETTI...
Se andiamo ad «esplorare » il corpo umano, le sue parti anche più recondite, i suoi difetti, ci renderemo conto di quanto inesauribile sia questo filone di creatività talvolta bonaria, talvolta scherzosa o irridente, non di rado anche impietosa. I casi più “indolore” sono quelli che richiamano semplicemente alcune parti del corpo, quasi sempre rivelando un nesso chiaro e immediato: Nasca a causa di una grossa protuberanza nasale, Funcia o Funciazza a causa di un muso grosso e prominente, e poi ancora Piruzzi, Renti r’uoru, Tistuni, Tistuzza, Uccazza, Varbazziedda, Vintugnìritu (che cela non del tutto chiare allusioni). Se sconfiniamo, però, nel campo delle peculiarità dell’aspetto o, addirittura, dei difetti fisici, allora se ne vedono.., e odono delle belle! Vediamo: c’è qualcuna o qualcuno dalla pelle scura? sarà Affumata, Nìura, Peddinìura; e se si hanno i capelli crespi e folti? ecco Ciuffusa, Capidduta, Pagghiarana, Pampinusa, Ruvietta, Spampinata; se i capelli, invece, mancano del tutto? ecco Tignusu; ci si vuol riferire alle gambe, belle, lunghe, corte, storte? abbiamo bell’e pronti soprannomi come Ammaruoru, Ammuotta, Cuosci luonghi, Cuosci ri tilaru; ci si vuol riferire ai piedi? ecco Pieri cuotti, Pieri i chiummu; alla pancia? ecco Bellapanza, Panzaviecchia, Panzica; al deretano? ecco Culu nìuru, Culu puntutu; alle mammelle? ecco Minni luordi; ai denti? ecco Anga ri gghieffa, Sgangalatu; ai capelli? ecco Basietta, Bellicapiddi, Ricciu, Russu, Russuliciddu; all’aspetto fisico? ecco Billizza, Nchiuddu, Sapurita; alla corporatura? ecco Bussicuni, Giganti, Omu ruossu, Pacchianella, Pàcchiu, Pagnittuni, Pagnuoccu, Piripìcchia, Scagghidda, Stincunieddu; al viso e alle sue parti? ecco Facci ri vacca, Facciata, Gigghiutu; agli occhi? ecco Occhibbieddi, Uocchi ruossi, Uocchi ri atta, Uocchi ri crastu.
Come si vede, l’elenco è assai lungo, né qui pretendiamo di esaurirlo. Aggiungiamo
-per concludere questa prima parte- soltanto alcuni pochi esempi di soprannomi che si riferiscono a mutilazioni o gravi difetti: Fanuòcchiu (con un sol occhio?), Mugnuni, Sciancata, Immurutiedda. Dopo di che, pensiamo a trasferirci nell’altrettanto variegato mondo dei soprannomi che si riferiscono al carattere e ai comportamenti.
QUALITÀ DEL CARATTERE E DEL
COMPORTAMENTO.
L’occhio popolare è quanto mai attento nel rilevare le peculiarità
dell’indole e del comportamento.
Anche sotto questo aspetto, il procedimento è tale da determinare forme assai
trasparenti o metafore elementari. D’altronde, l’indole umana (ancor più che
l’aspetto fisico) rappresenta un punto di riferimento quanto mai stimolante, un
campo fertilissimo ove la maliziosa sagacia popolare può cogliere a piene mani.
Ne sortiscono soprannomi che occupano tutto quanto l’arco dei tipi caratteriali
e comportamentali: c’è la cattiveria (Addannatu)
, la perfida malevolenza (Riàvula), la litigiosità (Sciarrinu) , l’indole intrigante (Ciaracasi, Raifapuorti) , la maldicenza (Sparratura e, forse, Manciauòmini)
, la lamentosità tediosa (Làstima)
, l’inedia (Miciàciu) , la fastidiosa petulanza (Pappariedda, {Uccariedda), la miserabilità (Piatusu), la delazione (Sbirru finu), la grossolanità volgare (Spurcuni), la chiacchiera inconcludente (Chiacchiaruni) con i suoi eccessi estremi (Ballunara).
Ma il manipolo più folto, è senza dubbio quello dei soprannomi denotanti la stupidità, l’infingardaggine, l’inettitudine: basti qui citare forme come Baccalara, Basaluoccu, Cacciamuschi, Lalieti (= «i lieti », con chiara connotazione spregiativa), Li Babbi, Malampa, Minnamà, Stùbbitu, Tampa. Va infine detto che alcuni soprannomi, del tipo Bardanza o Patri r’i puurieddi, che pure non farebbero pensare a negatività del comportamento, hanno tuttavia in sé, anch’essi, una così evidente carica di derisione e di scherno, da non suonare meno maliziosi.
Ma il manipolo più folto, è senza dubbio quello dei soprannomi denotanti la stupidità, l’infingardaggine, l’inettitudine: basti qui citare forme come Baccalara, Basaluoccu, Cacciamuschi, Lalieti (= «i lieti », con chiara connotazione spregiativa), Li Babbi, Malampa, Minnamà, Stùbbitu, Tampa. Va infine detto che alcuni soprannomi, del tipo Bardanza o Patri r’i puurieddi, che pure non farebbero pensare a negatività del comportamento, hanno tuttavia in sé, anch’essi, una così evidente carica di derisione e di scherno, da non suonare meno maliziosi.
Vezzi e abitudini. Formazioni
fonosimboliche.
Accanto ai soprannomi or ora
considerati, ne esistono numerosi altri che traggono lo spunto da vezzi
vistosi, da particolari abitudini, da piccole o grandi manie. Cominciamo dai
vezzi idiomatici:</strong> non v’è
dubbio che nciùrii come Ariessa o Camaruora siano da mettere in rapporto con il
caratteristico intercalare di entrambe queste forme avverbiali, l’una assai
goffamente coniata sull’it. adesso, l’altra più squisitamente dialettale, ma
pur sempre tipica di usi idiomatici ben marcati. Ad altri meccanismi
obbediscono, invece, taluni soprannomi i quali, pur essendo egualmente connessi
con la sfera del linguaggio, ne rappresentano quella parte che possiamo
definire fonosimbolica: formazioni onomatopeiche</strong> del tipo di Chichìu, Cràcchia, Llallà,
Nanàu, Ngangarangà, Nnàcchiti, Ntapè, Papècchia, Pupù, Sciamè, Stimpatitta,
Tatarruni, Tirichitacchi, Titteppài, Zzìcchilizzuòcchili, Zzizzì, Zzuzzù
intendono riprodurre balbettìi caratteristici di determinati individui o, più
spesso, mirano ad evocare, attraverso una sequenza di suoni, precisi dati
caratteriali e del comportamento (la stupidità, la vanità, il vaniloquio, la
petulanza, l’ottusità, la presunzione, la frivolezza, ecc.).
Tornando ai soprannomi legati, non più in chiave fonosimbolica, a particolari abitudini, è possibile ricordare ancora formazioni quali Cantanti, Cociuova (soprannome diffuso anche in altri centri siciliani, talvolta divenuto cognome), Manciaficu, Manciàmmaru, Manciataddi, Minnulicchiara, Muzzicunaru, Pigghiantinni, Scacchittuni (per l’abitudine di indossare giacche con grandi scacchi).
Si tratta, come è facile constatare, di soprannomi il cui nesso col rispettivo referente, è immediatamente percettibile (la predilezione per un cibo, per un indumento, per una pratica agonistica, ecc.). Va tuttavia ricordato che esiste una miriade di soprannomi, legati anch’essi alle peculiarità del comportamento, sebbene non con riferimenti diretti ed espliciti, bensì attraverso procedimenti più sottilmente allusivi, fondati sull’invenzione metaforica.
Passeremo in rassegna, più avanti, quelle metafore imperniate sul rapporto col mondo vegetale (alberi, arbusti, erbe, verdure, frutti), col mondo animale (mammiferi, insetti, rettili, pesci, uccelli) o con semplici oggetti. É questa, forse, la parte più ricca e varia.
Tornando ai soprannomi legati, non più in chiave fonosimbolica, a particolari abitudini, è possibile ricordare ancora formazioni quali Cantanti, Cociuova (soprannome diffuso anche in altri centri siciliani, talvolta divenuto cognome), Manciaficu, Manciàmmaru, Manciataddi, Minnulicchiara, Muzzicunaru, Pigghiantinni, Scacchittuni (per l’abitudine di indossare giacche con grandi scacchi).
Si tratta, come è facile constatare, di soprannomi il cui nesso col rispettivo referente, è immediatamente percettibile (la predilezione per un cibo, per un indumento, per una pratica agonistica, ecc.). Va tuttavia ricordato che esiste una miriade di soprannomi, legati anch’essi alle peculiarità del comportamento, sebbene non con riferimenti diretti ed espliciti, bensì attraverso procedimenti più sottilmente allusivi, fondati sull’invenzione metaforica.
Passeremo in rassegna, più avanti, quelle metafore imperniate sul rapporto col mondo vegetale (alberi, arbusti, erbe, verdure, frutti), col mondo animale (mammiferi, insetti, rettili, pesci, uccelli) o con semplici oggetti. É questa, forse, la parte più ricca e varia.
SOPRANNOMI LAUDATORI. FORMAZIONI IRRIDENTI.
Due nuclei di soprannomi che, in un certo
senso, ci raccostano a quegli intrecci metaforici multisonanti di cui prima si
diceva, sono quelli costituiti da forme laudative e, di converso, da formazioni
irridenti. A dire il vero, anche le
prime (Conti r’a spugna, Culuonna, Milord, Putienti, Papa, Sìnnacu) scaturiscono
da un atteggiamento tutt’altro che laudatorio, celando abbondanti dosi di
sfottente allusività. Nelle seconde, costituite tutte quante dalla sequenza
VERBO
+ NOME (Cacciamuschi, Rattapuorti, Ciaracasi, Satamacchi, Scannapiècuri, Scippatiesti, Spinnacardiddi, Sucamuorvu) l’allusività si fa più esplicita, toccando punte di autentica e talvolta impietosa maliziosità.
NEL REGNO VEGETALE.
Proseguendo nel nostro viaggio tra i soprannomi, approdiamo nel regno degli alberi, delle erbe, degli arbusti e dei frutti, regno nel quale quelle punte anche acute di maliziosa e spesso graffiante allusività si attenuano fino, talvolta, a ingentilirsi. Soprannomi come Patatiedda, Castagniedda, Ficuzza suonano meno irridenti di alcuni già considerati o di altri che ci accingiamo a passare in rassegna, sebbene permanga alla base di tali creazioni metaforiche un richiamo più o meno esplicito a caratteri somatici (Ruvietta, per la crespa e folta chioma; Pullanca, per il colore dei capelli? Chìuppa, forse dal nome del padre o del marito e con allusione all’alta statura?), o a tratti del comportamento (Zabbara, per il carattere insulso e vano?), o per dimestichezze determinate da consuetudini di lavoro, da predilezioni palesi e ostentate o da contatti del tutto casuali: Curina, Pala cupputa, Pitrusinu, Pumaramuri, Pumaruoru, Chiàppara, Lumiuni, Mannarina, Piru, Pirillu e, infine, Li Pàmpini (soprannome di un’intera famiglia, cristallizzatosi poi in forma individualizzata) e Carrubba (saldatosi strettamente al nome Masi).
+ NOME (Cacciamuschi, Rattapuorti, Ciaracasi, Satamacchi, Scannapiècuri, Scippatiesti, Spinnacardiddi, Sucamuorvu) l’allusività si fa più esplicita, toccando punte di autentica e talvolta impietosa maliziosità.
NEL REGNO VEGETALE.
Proseguendo nel nostro viaggio tra i soprannomi, approdiamo nel regno degli alberi, delle erbe, degli arbusti e dei frutti, regno nel quale quelle punte anche acute di maliziosa e spesso graffiante allusività si attenuano fino, talvolta, a ingentilirsi. Soprannomi come Patatiedda, Castagniedda, Ficuzza suonano meno irridenti di alcuni già considerati o di altri che ci accingiamo a passare in rassegna, sebbene permanga alla base di tali creazioni metaforiche un richiamo più o meno esplicito a caratteri somatici (Ruvietta, per la crespa e folta chioma; Pullanca, per il colore dei capelli? Chìuppa, forse dal nome del padre o del marito e con allusione all’alta statura?), o a tratti del comportamento (Zabbara, per il carattere insulso e vano?), o per dimestichezze determinate da consuetudini di lavoro, da predilezioni palesi e ostentate o da contatti del tutto casuali: Curina, Pala cupputa, Pitrusinu, Pumaramuri, Pumaruoru, Chiàppara, Lumiuni, Mannarina, Piru, Pirillu e, infine, Li Pàmpini (soprannome di un’intera famiglia, cristallizzatosi poi in forma individualizzata) e Carrubba (saldatosi strettamente al nome Masi).
NEL REGNO ANIMALE
Ben più effervescente e vario si rivela l’intrico di nomignoli che ci conducono dentro al mondo animale, facendocelo percorrere tutto intero: mammiferi, uccelli, rettili, pesci. La lista sembra quasi inesauribile: come si sa, gli animali hanno rappresentato, quanto meno da Fedro in poi, un serbatoio inestinguibile di stimoli creativi e connessioni analogiche tanto trasparenti da non meritare speciali chiose o postille: tra i mammiferi, Atta, Canazza, Caniruossu, Cavalli (famil.), Ciaraviddazza, Crapa, Crastu, Furiettu, Lupu, Maiala, Picuriedda, Puorcu fràriciu, Puorcu ruru, Scieccu, Surciddu, Surci di fugnatura, Tàuru; tra gli insetti, Cardùbbulu, Farfallìcchia, Lapuzza, Piruòcchiu, Scavàgghiu, Zicca; tra i rettili, Lucittiedda, Pituni, Schippiuna (femm.); tra gli uccelli Addazza, Addu, Adduzzu, Cardidda, Cucca, Cuorvu, Mierra, Palummu, Pitarra, Puddicinu, Spriviera (femm.); tra i pesci, Làppana e Sarduzza. Occorre anche aggiungere, a proposito dei pesci, che appare strana la loro esigua presenza: due nomi soltanto (cui vanno aggiunti i tre, e cioè Paranza, Sciàbbica e Spasella connessi con l’attività peschereccia) sono davvero pochi, se consideriamo che un terzo dei Terrasinesi vive sul mare e col mare. Ma tant’è: si tratterà forse di una sorta di inconsapevole rispetto che impedisce qualsiasi tipo di “contaminazione” dei silenziosi abitatori del mare.
Ben più effervescente e vario si rivela l’intrico di nomignoli che ci conducono dentro al mondo animale, facendocelo percorrere tutto intero: mammiferi, uccelli, rettili, pesci. La lista sembra quasi inesauribile: come si sa, gli animali hanno rappresentato, quanto meno da Fedro in poi, un serbatoio inestinguibile di stimoli creativi e connessioni analogiche tanto trasparenti da non meritare speciali chiose o postille: tra i mammiferi, Atta, Canazza, Caniruossu, Cavalli (famil.), Ciaraviddazza, Crapa, Crastu, Furiettu, Lupu, Maiala, Picuriedda, Puorcu fràriciu, Puorcu ruru, Scieccu, Surciddu, Surci di fugnatura, Tàuru; tra gli insetti, Cardùbbulu, Farfallìcchia, Lapuzza, Piruòcchiu, Scavàgghiu, Zicca; tra i rettili, Lucittiedda, Pituni, Schippiuna (femm.); tra gli uccelli Addazza, Addu, Adduzzu, Cardidda, Cucca, Cuorvu, Mierra, Palummu, Pitarra, Puddicinu, Spriviera (femm.); tra i pesci, Làppana e Sarduzza. Occorre anche aggiungere, a proposito dei pesci, che appare strana la loro esigua presenza: due nomi soltanto (cui vanno aggiunti i tre, e cioè Paranza, Sciàbbica e Spasella connessi con l’attività peschereccia) sono davvero pochi, se consideriamo che un terzo dei Terrasinesi vive sul mare e col mare. Ma tant’è: si tratterà forse di una sorta di inconsapevole rispetto che impedisce qualsiasi tipo di “contaminazione” dei silenziosi abitatori del mare.
GLI OGGETTI: RECIPIENTI, INDUMENTI, STRUMENTI MUSICALI...
Tra gli oggetti assunti come soprannomi, è facile constatare che predominano le denominazioni di recipienti i quali, per forma e dimensione, forniscono in modo assai appropriato lo
spunto per similitudini che richiamino l’aspetto fisico: Bacaruni, Bùmmulu, Carrabbuni, Giarritiedda, Quarara, ai quali possiamo anche aggiungere Cafisu e Camella, mentre Bùmmulu cruru e Giarra pusata richiamano palesemente specificità del carattere più che requisiti somatici.
Altri esempi possono essere citati, forse meno etichettabili o catalogabili, ma pur sempre sufficientemente trasparenti e plausibili; eccone alcuni altri: Balata, Campanazza, Cannistrieddu, Cantarazzu, Carrabbina, Carrietta, Chiuovu lustru, Chiuviddu, Cuppuluni, Matarazzu, Mazza, Muola, Puntaluoru, Sapuni, Scarpazza, Sciallina, Scupa, Scupitta, Sicarietta, Spunzuni, Tabbacchiera, Tinàgghia, Zippulìcchia.
A questi aggiungerei tre soprannomi che richiamano strumenti musicali (Chitarra, Minnulinu e Tabbllinu), e infine alcuni altri nei quali il denaro ha fornito spunto ulteriore alla creatività popolare: Cartafàusa, Milliliri, Sessantaliri, Tariuolu, Unzuordu.
NOMI DI MALATTIE
Assai meno vivace è, invece, la creatività che si sprigiona nel coniare soprannomi legati a malattie. E così, mentre l’arguzia pungente si era abbondantemente cimentata nel creare miriadi di nomignoli basati sui difetti (fisici e del comportamento), qui si ritrae quasi ad esorcizzare ogni malefico influsso. Due soli soprannomi riferentisi a malattie (Cu l’acqua ntiesta, cioè affetto da idrocefalia, Vaddarusu, ovverossia ernioso) ho potuto infatti registrare tra i tanti raccolti.
Assai meno vivace è, invece, la creatività che si sprigiona nel coniare soprannomi legati a malattie. E così, mentre l’arguzia pungente si era abbondantemente cimentata nel creare miriadi di nomignoli basati sui difetti (fisici e del comportamento), qui si ritrae quasi ad esorcizzare ogni malefico influsso. Due soli soprannomi riferentisi a malattie (Cu l’acqua ntiesta, cioè affetto da idrocefalia, Vaddarusu, ovverossia ernioso) ho potuto infatti registrare tra i tanti raccolti.
VIVANDE E PIETANZE
Più consistente -ma non di molto, a dire il vero- è il manipolo di soprannomi che presentano un qualche riferimento a pietanze o vivande in genere. Il movente, in questo caso come in altri già considerati, non può che essere una predilezione dettata dalla gola o una consuetudine dovuta a necessità di mestiere; più improbabile si manifesta in tale ambito il nesso (che tuttavia non può escludersi) con caratteristiche dell’aspetto fisico. Non rimane, dunque, che citare alcuni esempi: Bistecca, Gghiotta, Maccarruna, Pani-pani, Paniedda, Pasta, Pastafritta, Sarsa, Tagghiarina, Trippani, Viscuottu.
ORGANI GENITALI
I soprannomi che traggono origine dalle varie denominazioni degli organi sessuali maschile e femminile, sono anch’essi relativamente pochi, tanto da potersi contare sulle dita di una mano, o poco più: Badduni, Cugghiuni/Coglione, Minchiazza, Pinna nìura, Pinnuni, Stìcchiu làriu. E, come si vede, prevalgono le connotazioni che marcano la nozione di “grossezza” o di “ripugnanza”.
Più consistente -ma non di molto, a dire il vero- è il manipolo di soprannomi che presentano un qualche riferimento a pietanze o vivande in genere. Il movente, in questo caso come in altri già considerati, non può che essere una predilezione dettata dalla gola o una consuetudine dovuta a necessità di mestiere; più improbabile si manifesta in tale ambito il nesso (che tuttavia non può escludersi) con caratteristiche dell’aspetto fisico. Non rimane, dunque, che citare alcuni esempi: Bistecca, Gghiotta, Maccarruna, Pani-pani, Paniedda, Pasta, Pastafritta, Sarsa, Tagghiarina, Trippani, Viscuottu.
ORGANI GENITALI
I soprannomi che traggono origine dalle varie denominazioni degli organi sessuali maschile e femminile, sono anch’essi relativamente pochi, tanto da potersi contare sulle dita di una mano, o poco più: Badduni, Cugghiuni/Coglione, Minchiazza, Pinna nìura, Pinnuni, Stìcchiu làriu. E, come si vede, prevalgono le connotazioni che marcano la nozione di “grossezza” o di “ripugnanza”.
FORMAZIONI TRIVIALI
Altrettanto esiguo è il numero dei soprannomi che potremmo definire «triviali». Si tratta per lo più di nomi composti, nei quali il primo elemento esprime solitamente l’azione del ‘pisciare’ (Pisciacitu ‘che piscia aceto’) o del ‘cacare’ (Cacacàusi ‘che si caca addosso’, Cacanachi ‘che caca il letto’), cui si può aggiungere il perentorio Càcati, e altri soprannomi composti del tipo Ciusciamula (‘sòffiamela’), Culu nìvuru, Culu puntutu, Minni luordi.
Altrettanto esiguo è il numero dei soprannomi che potremmo definire «triviali». Si tratta per lo più di nomi composti, nei quali il primo elemento esprime solitamente l’azione del ‘pisciare’ (Pisciacitu ‘che piscia aceto’) o del ‘cacare’ (Cacacàusi ‘che si caca addosso’, Cacanachi ‘che caca il letto’), cui si può aggiungere il perentorio Càcati, e altri soprannomi composti del tipo Ciusciamula (‘sòffiamela’), Culu nìvuru, Culu puntutu, Minni luordi.
SOPRANNOMI ATIPICI E OSCURI
Un grande numero di nomignoli non rientra, tuttavia, nella tipologia sin qui proposta, per via di una poco marcata caratterizzazione o, in alcuni altri casi, per la difficoltà a fornirne una spiegazione convincente o quanto meno plausibile. Nel primo gruppo, folto di un centinaio di forme, rientrano soprannomi quali Birsaglieri, Brutta bestia, Bumma, Bummarduna, Buffittuna, Burgisi furiusu, Cannuni, Caravuotta, Carmincita, Cartuzza, Chiacchitieddu, Cilistrina, Crucchiuluni, Crucera, Cucciunieddu, Cuppiddu, Cutìcchia, Faìdda, Fimminiedda, Fracchiaccu, Mabbaffu, Macinghieddu, Mafia muta, Maiuzzu, Mamàu, Mammanuora, Munachieddi, Nuonna, Quattranni, Pagghiazzu, Papa, Patrimìo, Picciriddu, Pitruzzedda di l‘oru, Priulazzu, Puntiddu, Saliruossu, Sallunardu, Satamacchi, Scacciaiàcciu, Scannapiècuri, Sceriffu, Schifìu, Schimìccia, Schina virdi, Ciatilla, Sciluoccu, Scippatiesti, Scorciaprai, Scricchiatieddu, Scurcidda, Settemmienzu, Sgrìcciu, Signuriniedda mia, Signurinu, Sinnachieddu, Spinnacardiddi, Spizzicatu, Strega, Sucamuorvu, Tempu tuou, Timpa, Tiraddui, Vittìcchiu, Ziganu. In un tal gruppo di nciùrii, includerei anche Cattiva ‘vedova’, parola dialettale assai antica e ormai uscita dall’uso. Ed è assai significativo il fatto che non poche denominazioni arcaiche, di cui non si possiede più neanche la conoscenza passiva, siano tuttora testimoniate da antichi soprannomi. Nel caso qui citato, poi, dovrebbe essere ben evidente che l’appellativo di Cattiva non debba essere in alcun modo ricollegato all’indole, bensì a una condizione di vedovanza che, in epoca medievale ed anche in tempi meno remoti, faceva della vedova una segregata, quasi una prigioniera, per l’appunto, della sua triste condizione (captivus in latino significa ‘prigioniero’).
Nel gruppo dei soprannomi a me più o meno oscuri, includerei tipi quali Ballariana, Bazzaminu, Bràinu, Calisi, Caraci, Catàcchiu, Cilinca, Duvina, Fannuna, Faraciana, Fìllari, Frachimol, Ggibbaruonna, Ggiòcchiti, Masticana, Matarba, Miena, Minnieci, Miùsa, Ncirinnu, Papasuni, Pastreca, Patuociu, Pinzuni, Pirrintanu, Pitirru, Raccuccu, Razza ri ficu, Rocca, Safini, Saniela, Santabbanna, Scinu, Sghinazza, Tribbicè, Urrieddu, Vatticana, Vitulidda, Zilla, Zippinè, Zunna. Per molti di essi sarebbe fors’anche possibile congetturare una qualche spiegazione; conosciamo bene, però, gli itinerari tortuosi, assai spesso imprevedibili, attraverso i quali si arriva alla formazione di un nomignolo: è -come abbiamo più volte osservato- il terreno più fertile e idoneo al dispiegarsi della inventività e dell’ironia popolari, e di conseguenza delle costruzioni analogiche, delle paretimologie, delle deformazioni volute o determinate dalla trasmissione orale. Ecco perché prudenza impone di astenersi da spiegazioni che potrebbero poi rivelarsi del tutto infondate.
Un grande numero di nomignoli non rientra, tuttavia, nella tipologia sin qui proposta, per via di una poco marcata caratterizzazione o, in alcuni altri casi, per la difficoltà a fornirne una spiegazione convincente o quanto meno plausibile. Nel primo gruppo, folto di un centinaio di forme, rientrano soprannomi quali Birsaglieri, Brutta bestia, Bumma, Bummarduna, Buffittuna, Burgisi furiusu, Cannuni, Caravuotta, Carmincita, Cartuzza, Chiacchitieddu, Cilistrina, Crucchiuluni, Crucera, Cucciunieddu, Cuppiddu, Cutìcchia, Faìdda, Fimminiedda, Fracchiaccu, Mabbaffu, Macinghieddu, Mafia muta, Maiuzzu, Mamàu, Mammanuora, Munachieddi, Nuonna, Quattranni, Pagghiazzu, Papa, Patrimìo, Picciriddu, Pitruzzedda di l‘oru, Priulazzu, Puntiddu, Saliruossu, Sallunardu, Satamacchi, Scacciaiàcciu, Scannapiècuri, Sceriffu, Schifìu, Schimìccia, Schina virdi, Ciatilla, Sciluoccu, Scippatiesti, Scorciaprai, Scricchiatieddu, Scurcidda, Settemmienzu, Sgrìcciu, Signuriniedda mia, Signurinu, Sinnachieddu, Spinnacardiddi, Spizzicatu, Strega, Sucamuorvu, Tempu tuou, Timpa, Tiraddui, Vittìcchiu, Ziganu. In un tal gruppo di nciùrii, includerei anche Cattiva ‘vedova’, parola dialettale assai antica e ormai uscita dall’uso. Ed è assai significativo il fatto che non poche denominazioni arcaiche, di cui non si possiede più neanche la conoscenza passiva, siano tuttora testimoniate da antichi soprannomi. Nel caso qui citato, poi, dovrebbe essere ben evidente che l’appellativo di Cattiva non debba essere in alcun modo ricollegato all’indole, bensì a una condizione di vedovanza che, in epoca medievale ed anche in tempi meno remoti, faceva della vedova una segregata, quasi una prigioniera, per l’appunto, della sua triste condizione (captivus in latino significa ‘prigioniero’).
Nel gruppo dei soprannomi a me più o meno oscuri, includerei tipi quali Ballariana, Bazzaminu, Bràinu, Calisi, Caraci, Catàcchiu, Cilinca, Duvina, Fannuna, Faraciana, Fìllari, Frachimol, Ggibbaruonna, Ggiòcchiti, Masticana, Matarba, Miena, Minnieci, Miùsa, Ncirinnu, Papasuni, Pastreca, Patuociu, Pinzuni, Pirrintanu, Pitirru, Raccuccu, Razza ri ficu, Rocca, Safini, Saniela, Santabbanna, Scinu, Sghinazza, Tribbicè, Urrieddu, Vatticana, Vitulidda, Zilla, Zippinè, Zunna. Per molti di essi sarebbe fors’anche possibile congetturare una qualche spiegazione; conosciamo bene, però, gli itinerari tortuosi, assai spesso imprevedibili, attraverso i quali si arriva alla formazione di un nomignolo: è -come abbiamo più volte osservato- il terreno più fertile e idoneo al dispiegarsi della inventività e dell’ironia popolari, e di conseguenza delle costruzioni analogiche, delle paretimologie, delle deformazioni volute o determinate dalla trasmissione orale. Ecco perché prudenza impone di astenersi da spiegazioni che potrebbero poi rivelarsi del tutto infondate.
Termina qui la rassegna (non
esaustiva, ma certo ampia) di nomignoli del nostro paese. Un tentativo che è
forse servito anche a conoscere e capire un po’ meglio noi stessi, i nostri
pregi e difetti vecchi e nuovi, i nostri pregiudizi, le nostre piccole miserie.
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